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Il Sai, chiamato anche Chai o T'ieh-ch'ih dai Cinesi, è probabilmente un'arma meno popolare del Nunchaku,
ma dietro alle sue origini vi è una storia sicuramente più affascinante.
In realtà non è
possibile stabilire con precisione quando il suo utilizzo marziale fu introdotto
nell'Isola di Okinawa, ma è quasi certo che a portare questo strumento
nella patria del Kobudo furono dei monaci cinesi immigrati. Del resto, in un'isola
povera di metalli, uno strumento come il Sai non poteva che essere d'importazione.
Il Sai, non è altro che un adattamento all'uso pratico di un oggetto
iconograficocomune alla cultura sacra cinese e indiana, simboleggiante la potenza
che protegge la dottrina del Buddhismo.
In numerose raffigurazioni, il dio Indra, nota divinità Indù che
trova adepti anche presso i Buddhisti, è stata raffigurata con in mano
un'arma dalla cui imitazione è stato creato il Sai.
Si tratta quindi di uno strumento particolare, dove il Nunchaku
trae origine dagli strumenti di lavoro dei contadini, il Sai affonda
le sue radici nel sacro e nel mistero della religione.
Il Sai utilizzato dagli abitanti di Okinawa era sicuramente molto diverso
da quello che viene utilizzato nel Kobudo contemporaneo. Il Sai moderno
ha un corpo arrotondato, mentre quello originario era piatto; l'elsa (tsuka)
era costruita in bambù e veniva assicurata con una corda; la punta (saki)
e il pomo dell'elsa (tsuka - gashira), erano rese più pericolose grazie
ad una punta accuminata; i bracci (yoku), e l'artiglio (tsume) che si dirama
al di sopra dell'elsa, erano spesso assenti o modificati a seconda delle esigenze
di coloro che utilizzavano il Sai.
Oggi il corpo
del Sai è nella maggior parte dei casi rotondo od ottogonale e
cavo al suo interno. Le parti metalliche necessitano di una cromatura in modo
da evitare flessioni o rotture. L'artglio è sempre presente, e l'elsa
viene avvolta con una corda o con strisce di pelle per rendere la presa più salda.
Il Sai è un'arma molto personale, e bisogna fare molta attenzione
quando la si sceglie: di norma la lunghezza del Sai deve superare di
soli 2 - 3 cm la distanza tra la punta del dito indice disteso e la punta del
gomito.
Si tratta di uno strumento utile sia per l'attacco (percosse,
colpi ed uncinamenti), che per la difesa (parate), e può
essere fatto roteare in tutte le direzioni. Può essere
impugnato come una spada (in questo caso la presa viene chiamata
honte mochi), oppure,
al contrario, utilizzato con la punta rivolta verso il gomito
(gyakute mochi).
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