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La spada dei Samurai

Secondo il mito, la dea Amaterasu, personificazione del sole, fece dono ai suoi discendenti di una collana, di uno specchio e di una spada (Kento), i simboli del Giappone imperiale. Per i Giapponesi, quindi, la spada non è stata soltanto uno strumento di guerra, ma un emblema attorno al quale riconoscersi come nazione. Non bisogna quindi stupirsi del fatto che nella cultura e nella vita dei Samurai, la spada ricoprì il ruolo di un Kami, e cioè di un'entità divina preposta alla conservazione delle vite e alla distribuzione della morte, essa possedeva poteri che andavano ben oltre l'affilatura della lama e l'abilità del guerriero che la maneggiava.

Katana sguainata

Quest'arma, per i Samurai, era il fulcro della loro vita: con essa combattevano servendo il loro signore; con essa difendevano il loro onore e quello del clan a cui appatenevano; con essa dimostravano la loro lealtà verso i compagni durante la battaglia; a causa della sua lama spesso venivano feriti o uccisi. Infine, con essa, molto spesso, si toglievano la vita.

Ogni Samurai, vedeva la sua prima spada al momento della nascita. I padri - guerrieri, infatti, donavano al loro neonato un talismano chiamato Mamori Gatana, che aveva la forma di una spada. Successivamente, all'età di 15 anni, i giovani allievi cominciavano ad addestrarsi con delle vere e proprie spade in modo da prepararsi al loro destino di Samurai. La pratica del combattimento con la spada, una disciplina chiamata Kenjutsu, richiedeva maestri molto preparati dato che solo grazie ai loro insegnamenti i nuovi guerrieri potevano sperare di vincere contro avversari dotati di una maggiore esperienza in battaglia.

Ogni Samurai possedeva due spade di foggia e lunghezza diverse: il Katana, una spada lunga che i guerrieri portavano infilata in un fodero appeso alla cintura sul fianco sinistro; e il Wakizashi, un'arma corta dalla quale i Samurai non si separavano mai e che chiamavano "Guardiano dell'onore", spesso usata durante le cerimonie dell'Hara-Kiri. Il Wakizashi, veniva infilato nella cintura all'altezza dello stomaco. Questa posizione, oltre che comoda per i movimenti, aveva un significato simbolico molto importante, infatti, il ventre, che i Giapponesi chiamano Hara, era considerato dai Samurai come il fulcro del corpo e della mente: in esso risiedevano la volontà, le emozioni e lo spirito di ogni essere umano.

Naturalmente, data la secolare storia dei Samurai, le loro spade, mutarono spesso forma e materiali nel corso del tempo. Probabilmente soltanto all'inizio dell'VIII secolo d.C., vennero introdotti i Katana, probabilmente di derivazione cinese, dotati di una lama a doppio taglio. Precedentemente, le spade erano fatte in bronzo o in ferro, lunghe tra il mezzoLa Katana nel suo fodero metro e i 90 cm, dotate di una lama dritta e costituite da un pezzo unico tra lama e impugnatura o da due pezzi forgiati separatamente. Successivamente, intorno al IX secolo d.C., grazie soprattutto alla maggiore specializzazione degli artigiani giapponesi, le lame cominciaronoad incurvarsi acquistando la forma che ancora oggi conosciamo.

Data l'alta considerazione che il popolo e i Samurai avevano di quest'arma, i fabbri - artigiani che le producevano ebbero un ruolo centrale per gran parte della storia del Giappone. Essi erano molto spesso di origini nobiliari (tra loro vi furono probabilmente anche alcuni imperatori),e nel loro lavoro seguivano un rituale fatto di un abbigliamento e di una igiene personale particolari. Anche i luoghi in cui si svolgeva la forgiatura erano preparati con cura rituale, spesso somigliavano a dei veri e propri templi arricchiti da talismani utilizzati per attirare il favore degli dei e allontanare le influenze negative degli spiriti maligni.
Gli artigini custodivano in gran segreto le loro tecniche per la forgiatura delle spade, ed erano disposti ad uccidere piuttosto che vederle svelate. Il loro sapere veniva tramandato soltanto ai figli e si trasmetteva così da una generazione all'altra.

Gli elementi fondamentali per la produzione di un'arma erano 4:

Le miscele erano di due tipi: quelle in acciaio duro (detto Hagame), e quelle in acciaio morbido (in Giapponese: Namagane).
Il raffreddamento era fondamentale in quanto da esso dipendeva la durezza della lama, esso veniva prodotto da acque riscaldate fino a raggiungere diverse temperature nelle quali le lame appena forgiate venivano immerse seguendo tempi ed intervalli molto precisi.
Dalla levigazione dipendeva l'affilatura della lama, solo gli artigiani più esperti sapevano trattare lo strato esterno delle spade appena forgiate in modo da ricavare lame che non fossero soltanto taglientissime, ma anche il più possibile durevoli.
Il collaudo, era sicuramente la parte più efferata della produzione, non bisogna infatti dimenticare che l'utilità di una spada, per quanto preziosa essa potesse essere, era quella di uccidere gli avversari. Per provarne l'efficacia, allora, venivano spesso utilizzati dei cadaveri, oppure, in alcuni casi particolari, con esse venivano eseguite le sentenze dei condannati a morte.

Per approfondire l'argomento di questa pagina, puoi vistare anche la nostra sezione dedicata alla Katana.

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