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Non è semplice stabilire come e quando l'uso dell'arco si sia diffuso tra
i Giapponesi. Tendenzialmente, le tradizioni più accreditate riguardo
all'introduzione di quest'arma in territorio nipponico sono 2: secondo la prima
i suoi primi utilizzatori furono alcune tribù nomadi Cinesi o provenienti
dall'Asia Nordorientale, che arrivarono in Giappone spingendosi verso l'Oceano
Pacifico in cerca di nuovi territori da razziare; in base alla seconda, invece,
l'arco avrebbe avuto origini autoctone in quanto prodotto in tempi antichissimi
da una popolazione originaria dello stesso Giappone, gli Ainu.
Come
nel caso della spada, anche l'arco, rappresentava
per i Samurai un'arma la cui importanza superava quello che era il semplice
scopo per il quale esso veniva costruito. L'arco era innanzitutto un simbolo
di distinzione, diventare un arciere era una prerogativa dei guerrieri più nobili, diventare un arciere famoso significava entrare a far parte di una stretta
cerchia all'interno dell'aristocrazia guerriera.
L'arco era considerato uno strumento importantissimo per l'educazione dei giovani
nobili. Questi, una volta cresciuti, avrebbero dovuto costituire l'avanguardia
degli eserciti: i condottieri, coloro che per primi si scontravano con i nemici
inbattaglia.
L'arte di maneggire l'arco (il Kyujutsu),
veniva praticata continuamente dai Samurai,
anche in tempo di pace. Quando le freccie non potevano essere
scagliate contro un avversario, allora venivano organizzati
dei tornei in cui ogni arciere poteva dimostrare la propria
abilità; oppure si approfittava delle battute di caccia
per allenare i riflessi e la mira. I più abili tra gli
arcieri, erano i tiratori a cavallo (come quello dipinto nello
splendido quadro di Ebine Shundo tratto dal sito http://www.kiku.com/electric_Samurai/cobweb_castle/Samurai_gallery.html,
che potete ammirare qualche riga più sù) infatti
insieme alla precisione nella ricerca del bersaglio (spesso
in movimento), essi sviluppavano altre doti fisiche come la
coordinazione corporea, la capacità di concentrazione
e la velocità nei movimenti.
Gli archi dei Samurai potevano
avere foggie molto differenti tra loro, ma i Daikyu
erano sicuramente i più diffusi. I
Daikyu in
genere molto lunghi, non misuravano mai meno di 2 metri e potevano
superare anche i 2 metri e mezzo.
Le freccie (in Giapponese Ya), nella maggior parte dei casi, erano costruite
con delle canne e quindi cave all'interno; le loro punte venivano lavorate a
seconda dello scopo per le quali venivano realizzate: trapassare corpi, uncinare
pareti, appiccare incendi, segnalare l'arrivo dei nemici; scacciare gli spiriti
maligni con un sibilo o perforare scudi.
(Per maggiori informazioni sull'arco giapponese vedi anche il Kyudo)
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