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Con il termine Karma in Sanscrito s'intende definire la parola "azione", quindi il Karma Yoga può essere tradotto come "Via dell'azione"; anch'esso, come le altre 3 vie dello Yoga (Bhakti, Raja e Jnana) è considerato uno dei 4 cammini verso la salvezza dagli Indusisti della scuola del Vedanta.
Il Karma Yoga è nello stesso tempo sia una cultura filosofica e che una disciplina spirituale basata sull'analisi del contenuto divino che stà in ogni azione (quanto ogni nostro atto è ispirato dalla nostra natura divina?).
Questa impostazione spinge ad uno studio attento della quotidianità unendo al nostro agire un'attività meditativa rivolta al significato dell'agire stesso.
Meditare su ogni azione porta alla purificazione dell'agire isolandone gli elementi più legati alla trascendenza col divino e alla via per il ricongiungimento con Paramatma. Nel Bhagavad Gita, il canto sacro degli Induisti definito Vangelo Indù, viene dedicato ampio spazio al Karma Yoga è alla necessità dell'azione.
L'agire deve essere preferito sempre al non agire, ma ogni azione deve essere caratterizzata da un distacco meditativo e non da pulsioni terrene.
il senso e l'importanza dell'agire stà nella sua azione creativa e divina e non nei vantaggi che se ne possono conseguire. Si agisce in quanto si è parte di un disegno divino all'interndo del quale si deve rispettare il proprio Svadharma (ruolo).
L'agire del Karma Yoga non è da considerasi un agire volontario, è il disegno divino che ci deve portare a fare quello che dobbiamo fare, le pulsioni individuali ci allontanerebbero molto velocemente dalla retta via; con il Karma Yoga non si agisce... in quanto si agisce, infatti, divenedo strumenti dell'azione divina entriamo in contatto con il tutto e riuniamo la nostra essenza spirituale, il Jiva, a quella eterna del Paramatma.
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